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La
città cresce ma si può fare di più. Come? Con procedure più semplici,
rispettando i tempi, potenziando le infrastrutture e il trasporto pubblico e
dando una risposta all’emergenza abitativa. La ricetta insomma non cambia. E
anche i mali che restano gli stessi. Succede così che l’assemblea annuale dei
Costruttori di Roma e Provincia ricordi in modo sorprendente a quella dello
scorso anno. La fotocopia degli stessi problemi. Con un dato positivo
annunciato nella relazione introduttiva dal presidente dell’Acer, Silvano
Susi : «Il settore delle costruzioni a livello regionale è in crescita del
4,7%, l’occupazione del 22,7%».
Susi ha portato l’esempio del nuovo Piano regolatore «da due anni
malinconicamente non approvato, quindi inutilizzabile». Il presidente
dell’Acer non ha usato giri di parole quando ha toccato un altro nervo
scoperto, le infrastrutture. «Abbandoniamo le polemiche su autostrade e
passanti e assumiamo almeno l’impegno perché le strade, a cominciare dalla
numero 1, l’Aurelia, abbiamo almeno due corsie per senso di marcia».
Riservare l’1% del territorio comunale all’emergenza abitativa, rilanciare il
modello della 167, modificare le destinazioni d’uso non residenziali e
integrare le aree di riserva a trasformabilità vincolata. Queste le altre
richieste avanzate dal presidente dell’Acer. Al quale ha risposto seduta
stante Veltroni: «Roma rimane un modello in controtendenza ma non potrà
rimanere impermeabile a lungo alla ”stanchezza” che sta accusando il Paese».
Il sindaco ha quindi ricordato il «Giubileo delle periferie», ovvero il via
libera ai programmi di riqualificazione (art. 11), investimenti per 1800
milioni di euro per 1600 opere. E il Prg? «Stiamo accelerando l’esame delle
11 mila controdeduzioni e vogliamo rendere attuabili da subito i programmi
previsti», ha assicurato il sindaco. «Lo approveremo in 100 giorni,», ha
garantito poco dopo il presidente della Regione Marrazzo. Il presidente della
Provincia Enrico Gasbarra ha infine toccato la questione dell’assetto
istituzionale: «Ripartiamo dal lodo Mondello per trasferire alla Capitale i
poteri necessari ad esercitare il suo ruolo».
C.Mar.
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